Per il solo fatto di essere nati, la vita spesso chiede un pegno per poter continuare. Può accadere che si debba lasciare la propria terra, gli affetti consolidati e cercare riparo altrove, altre volte è la malattia che sopraggiunge, può essere il rendiconto di una relazione sbagliata o il nostro simile che s’improvvisa nemico. Ancora, è la memoria a ricordarci di aver lasciato qualcosa di noi nel nostro excursus vitae senza aver realizzato al momento che qualcosa era andato perduto. Anche il paradosso può avvicinarsi di soppiatto e colpire di sorpresa, alle spalle. Perfino i personaggi dei racconti e delle favole, se potessero andare oltre i confini in cui sono stati messi, avrebbero da recriminare sulla loro sorte. Ma è anche vero che gli esseri umani riescono a trovare le risorse per riscattarsi dal vulnus che li ha colpiti ed evocare insospettabili energie per cucire le ferite che sono state inferte. E procedere verso un nuovo orizzonte. Non sempre. La vita dialoga da vicino con la morte e, quando essa fissa l’appuntamento, la possibilità di riscatto svanisce.